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Morte sul lavoro: chi paga?
Purtroppo, con i tempi che corrono e gli alti rischi alla nostra salute, gli incidenti sul lavoro sono più comuni di quanto ognuno di noi vorrebbe; eppure, questi succedono e quando ciò accade la domanda sorge spontanea: in caso di morte sul lavoro, chi paga?
In questo articolo troverai le risposte a questa e altre domande, tra cui:
- Chi paga la morte sul lavoro
- A chi spetta il risarcimento morte sul lavoro
- Come richiedere il risarcimento per morte sul lavoro
- Conclusione
Chi paga in caso di morte sul lavoro?
Vediamo quindi di rispondere innanzitutto alla prima domanda che ci sorge spontanea in caso di morte sul lavoro: chi paga?
L’ente responsabile di risarcire coloro cui spetta di diritto in caso di morte sul lavoro è l’INAIL – Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.
In alcuni casi, che vedremo a vedere a breve, sarà possibile chiedere un ulteriore risarcimento direttamente a carico del datore di lavoro: ma di questo ce ne occuperemo dopo.
Partiamo dall’inizio: questo risarcimento è stato introdotto nel 2007, tramite il quale i familiari delle vittime di incidenti mortali sul lavoro possano almeno usufruire di un adeguato supporto economico. Essendo stato appunto introdotto nel 2007, purtroppo le morti avvenute prima di questa data, non rientrano nella categoria.
Ad esempio, supponiamo di trovarci in un cantiere operativo anche di notte. Se l’addetto al controllo che le travi siano ben fissate non fa il suo dovere, e lascia le suddette travi a penzoloni o in una posizione non sicura, i familiari del lavoratore che finirà vittima sotto le stesse avranno diritto a chiedere un risarcimento anche al datore di lavoro, in quanto risponde delle inadempienze relative alla sicurezza anche dei suoi dipendenti.
Ovviamente, anche il datore di lavoro ha i suoi diritti in quanto tale.
Ad esempio, costui non risponde di incidenti che non sono direttamente collegati all’attività che il dipendente svolge per lui: se il fattore scatenante il decesso è dipeso da una scelta personale e/o arbitraria e non è collegata alle finalità produttive delle sue mansioni, ma piuttosto mira ad adempiere a mete od obiettivi personali, non è più calcolabile come un rischio lavorativo, e quindi sarà esente dal risarcimento.
Se per esempio un parrucchiere si tagliasse accidentalmente la gola mentre usa le forbici durante un taglio di capelli, questo rientrerebbe nella categoria dei risarcimenti: all’inverso, se volesse dare una mano al tecnico che sta riparando l’insegna del salone e dovesse cadere dalla scala, è molto probabile che non rientrerebbe.

Morte sul lavoro risarcimento: a chi spetta?
Il risarcimento INAIL per morte sul lavoro ovviamente non è per tutti, e non in tutti i casi. Vediamo quali sono le persone che rientrano nella categoria e a quanto ammonta in risarcimento.
Come prima cosa, c’è da sapere che i risarcimenti a cui si ha diritto sono due: uno che viene disborsato una tantum (tutto in una volta), e un altro a cadenza periodica. Le somme dipendono da vari fattori, come ad esempio la causa del decesso, danni parentali, biologici, etc., che spiegheremo successivamente.
Ad ogni modo, ecco le persone che possono ricevere l’indennizzo:
Coniugi: senza nessun limite di età o di tempo, i coniugi (o coloro cui la vittima era unita civilmente), hanno diritto al risarcimento;
Figli: quando un genitore resta vittima di un incidente mortale sul lavoro, anche i figli possono avere diritto al risarcimento. Bisogna però fare un pò di chiarezza su questo punto, in quanto ci sono alcuni fattori in gioco, tra cui l’età e la posizione lavorativa. Innanzitutto, se inabile, non ci sono limiti di nessun genere; lo stesso vale per i figli minorenni. Se invece è più grande, può riceverlo fino a 21 anni se ancora studente di scuola superiore o professionale, se è a carico e non ha un lavoro attribuito, e fino a 26 se studente universitario comunque a carico e senza un lavoro retribuito.
Se il lavoratore deceduto non aveva figli, allora possono richiederlo, in ordine: i genitori, se a carico del lavoratore, e dopo fratelli o sorelle (sempre se a carico del lavoratore).

Morte sul lavoro risarcimento INAIL: come richiederlo
Veniamo al dunque: come si richiede il risarcimento INAIL per morte sul lavoro?
Per poter usufruire dell’indennizzo, è necessario che venga fatta domanda presso la sede territoriale dell’INAIL da uno qualunque dei beneficiari. In questa richiesta bisognerà indicare il numero esatto di “superstiti” (i beneficiari che rientrano) oltre che varie altre informazioni vitali per poter accedere al risarcimento. Questa richiesta può essere sottoscritta direttamente allo sportello della sede territoriale, via posta o via PEC.
IMPORTANTE: La richiesta va presentata entro 40 giorni dalla data del decesso!
Il beneficio erogato tutto in una volta (quello “una tantum”) viene disborsato entro 30 giorni dall’accertamento effettuato dall’ente che se ne occupa (ministero del Lavoro).
Passiamo agli importi: quanto spetta di diritto a coloro che possono beneficiare del risarcimento?
L’ammontare del beneficio viene ridefinito ogni anno, ma c’è comunque un massimo e un minimo stabilito, che va da 32.405,10€ a 17.448,90€.
Come media, si può stabilire (in base al numero dei superstiti) che la rendita è (per il 2022):
- 6.000 € per 1 beneficiario;
- 11.400 € per 2 beneficiari;
- 16.800 € per 3 beneficiari;
- 22.400 € per 4 o più.
Inoltre, si può anche richiedere un ulteriore risarcimento quando la responsabilità sia additabile al datore di lavoro o a terzi. In questo caso i danni che andrebbero ripagati sono i danni morali (per la perdita del parente), i danni biologici (che sarebbero quelli derivati dalla notevole distanza dell’infortunio e altre complicazioni simili) e il danno patrimoniale, ovvero per la perdita della contribuzione del defunto al patrimonio familiare qualora fosse ancora in vita.

Conclusione
Queste sono solo le informazioni preliminari riguardo alla domanda morte sul lavoro, chi paga?
E se stai vivendo una situazione del genere nella tua vita dovresti immediatamente metterti in contatto con un buon avvocato che possa aiutarti a venirne fuori più velocemente ed efficacemente possibile.
La Cassazione è l’organo che si trova al vertice della giurisdizione italiana, con l’unica sede nazionale a Roma. Gli avvocati di Primo Grado o di Corte d’Appello si occupano dei casi che gli vengono sottoposti riesaminando le prove, gli avvenimenti, etc; invece un Avvocato Cassazionista, come l’Avv. Saverio Fatone, non si occupa di rivedere il caso in sè, ma di stabilire con certezza ed autorità se la legge è stata applicata nel modo in cui è intesa durante l’andamento del caso e che nei precedenti gradi di giudizio (Primo Grado e Corte d’Appello) i processi siano stati condotti in base ai regolamenti vigenti: questo determinerà una parte vincente o perdente con precisione e diligenza.
Ti ricordiamo che per altri consigli utili su come esercitare i tuoi diritti in ambiti cassazionisti (morte sul lavoro, etc) puoi contattarci compilando il form qui sotto spiegandoci la tua situazione: la tua richiesta verrà elaborata il più celermente possibile in modo da fornirti l’aiuto di cui necessiti.
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